Il 2021 è in arrivo e, indipendentemente da resoconti dell’anno appena passato o i propositi per l’anno nuovo, è il momento di brindare!

La scelta delle “bollicine” da bere durante la cena di Capodanno o, perché no, da regalare è una questione di...metodo!

Non tutti sanno, infatti, che la differenza principale tra champagne e prosecco è il metodo di fermentazione adottato: lo champagne viene prodotto con il cosiddetto Metodo Classico o Champenoise, appunto, che prevede la seconda fermentazione direttamente in bottiglia. Oltre alla particolarità della provenienza da una specifica area della Francia (quella della Champagne, appunto) lo champagne ha un’altra curiosità, si tratta infatti di uno dei pochissimi vini di cui si può risalire all’inventore, il benedettino Dom Pierre Pérignon. Tra gli champagne più diffusi non possiamo non citare i Veuve Cliquot oppure i Moet et Chandon, le cui case vitivinicole hanno contribuito a fondare la storia di questo pregiatissimo vino spumante francese. 

Il Prosecco, invece, viene prodotto esclusivamente in Veneto e Friuli-Venezia Giulia (con annesse colorite diatribe sull’origine del nome stesso!) con Metodo Martinotti, che prevede la seconda fermentazione in autoclavi d’acciaio a temperatura controllata. Tra le cantine più note possiamo citare Mionetto o Carpenè Malvolti, che producono prosecco DOCG, ossia denominazione di origine controllata e garantita, proveniente da una specifica area geografica.

Per quanto riguarda lo spumante, questo può essere prodotto con entrambi i metodi e quel che rileva, in questo caso, è la tipologia e la provenienza delle uve utilizzate. Tra gli spumanti più noti possiamo ricordare il Ferrari del Trentino Alto Adige oppure spumanti provenienti da vitigni noti per i vini pregiati prodotti nel territorio siciliano, come Gorghi Tondi o Donnafugata. Dalle Langhe piemontesi arriva invece Santero, spumante che ama coniugare la qualità e il prestigio del prodotto ad un design e una comunicazione accattivante e moderna.

Altra importante distinzione è quella tra brut, secco, dolce (e relative sfumature). Tale denominazione dipende dalla quantità di zuccheri aggiunti, per cui: extra brut e brut ne contengono quantità minime, i secchi hanno già una nota zuccherina maggiore e i dolci, va da sé, sono quelli dal gusto maggiormente dolce e aromatico. Gusti specifici a parte, dunque, per accompagnare aperitivi o prime portate sono maggiormente indicati i primi due tipi di spumante, l’ultimo risulta invece ideale per dolci o dopo pasto.